Il costo energetico della corsa

In una recente conversazione con un medico dello sport, incentrata sulla capacità di rendimento di un corridore di alto livello in vista di una competizione importante, è emerso il tema del costo energetico dell’atleta durante la gara. Si trattava di un soggetto molto allenato e in eccellente stato di forma fisica. Tuttavia, il medico sottolineava come l’atleta non fosse necessariamente destinato a ottenere i risultati attesi dai test pre-gara.
La condizione fondamentale per ottimizzare il suo potenziale fisiologico consisteva nel correre con un basso costo energetico, un parametro strettamente legato alla tecnica di corsa e alla biomeccanica. Il corridore in questione mostrava un’ottima azione di corsa, e questo mi ha portato a riflettere: se un atleta con un alto livello di preparazione può comunque ottenere risultati incerti, nonostante l’intenso allenamento, quali effetti potrebbe avere un costo energetico non ottimale su un corridore amatore?
Il medico mi ha confermato che un’economia del movimento alterata può influire negativamente in modo significativo sulla prestazione. Questa considerazione mi ha spinto a riflettere su quelle situazioni in cui il podista amatore affronta una maratona con una buona preparazione, ma non riesce a conseguire il tempo previsto. Spesso si tende ad attribuire il mancato rendimento a una crisi mentale, a un calo energetico o alla disidratazione — fattori che, indubbiamente, hanno una loro incidenza specifica. Tuttavia, anche quando questi aspetti sono stati gestiti con attenzione, può comunque verificarsi una prestazione deludente… continua a leggere